Diritti Umani: assertività, senso dell’uno e civiltà

By Marzo 15, 2022 Oltre il lettino

Il 10 dicembre 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Il testo enuncia i trenta articoli che suggellano principi inalienabili come la libertà civile, la libertà politica, l’integrità fisica ed il riconoscimento di ciò nella collettività umana. La dignità dell’essere umano ed il rispetto di esso nella sua identità e personalità costituisce il principio di uguaglianza e libertà nelle declinazioni di età e genere a garanzia della salute e del benessere bio-psico-sociale. In tale ottica, la psicologia come disciplina e la psicoterapia come pratica clinica si inseriscono nella possibilità di superare gli ostacoli dello sviluppo identitario e promuovere la cura di sé sia in relazione al proprio stato interiore che nella relazione con l’altro. Queste affermazioni risultano ancor più valide nell’epoca attuale, in cui le minoranze e le disuguaglianze prendono voce nei nuovi movimenti di protesta, che sembrano richiamare l’attenzione sulla necessità di mettere in pratica tali diritti.
Da un punto di vista psicologico, la diffusione della consapevolezza rispetto alla condizione individuale e collettiva si lega all’aggettivo assertivo, dal latino asserĕre (asserire), ovvero “che ha carattere di asserzione, affermativo” (Enciclopedia Treccani). Il comportamento assertivo descrive peculiarità insite nella natura umana: essere trattati con rispetto senza danneggiare gli altri; esprimere opinioni e sentimenti; fissare e perseguire i propri scopi; rifiutare una richiesta; esprimere i propri bisogni nelle relazioni; commettere errori; giudicare il proprio comportamento, decidere di cambiarlo come anche modificare la propria opinione. Tali caratteristiche si dispiegano nell’ambiente di appartenenza della persona e dunque tramite le relazioni che l’uomo vive a stretto o ad ampio raggio.
L’assertività è quindi strettamente legata alla storia personale e al percepirsi e riconoscersi come “uno” a seguito di esperienze affettive vissute tra il bambino e colui che se ne prende cura; a tale proposito Winnicott (1986), pediatra e psicoanalista, definisce come “caratteristica centrale dello sviluppo umano l’acquisizione e il sicuro mantenimento dello stadio ‘IO SONO’”. La continuità di cure nell’esperienza infantile si declina nell’incontro con il genitore, con cui il sé nascente dell’individuo sperimenta trasformazioni che favoriscono la percezione di sé come “somma di esperienze”. Queste avvengono nel divenire, cosa che l’Autore sottolinea nei suoi scritti utilizzando participi presenti come sostantivi (holding, handling, playing, esperiencing) e rafforza il concetto di conquista di una realtà oggettiva dell’individuo con “I AM” in caratteri maiuscoli, intendendo una somma di acquisizioni: la capacità di sentire, il sentimento della soggettività, la risonanza emotiva di una esperienza maturativa e di relazione (Aliprandi, 2001).
Se da una parte riconoscersi e sentirsi riconosciuto come “uno” ha le radici nella storia evolutiva, dall’altra si estende nella percezione di sentirsi distinto e al contempo appartenente alla comunità. Per approfondire ciò, Freud ha analizzato la società e il vivere civile applicandovi i principi intrapsichici dello sviluppo individuale e il complesso di Edipo. L’Autore spiega in modo affascinante come le società tribali abbiano vissuto anche esse la dinamica del bambino innamorato della madre e geloso del padre, che immagina di eliminare. Il senso di colpa dettato dall’impulso omicida, introiettato dal bambino tramite l’identificazione con il padre e la creazione del senso morale, si verifica nelle culture primitive originarie tramite l’insurrezione del gruppo al padre/capo. Il parricidio genera il conseguente senso di colpa alla base della formazione del diritto. L’introiezione delle leggi che il padre rappresentava si traduce nell’impegno da parte della comunità a non ripetere nuovamente l’atto di violenza, rafforzandone la rappresentazione tramite la creazione materiale di un totem, oggetto sacro che sottolinea la norma originaria del divieto di uccidere, su cui si fonda la società civile.

Dott.ssa Giulia Fiorentino

Bibliografia
Aliprandi, M.T. (2001), “Io sono” secono il processo maturativo di Winnicott, Quaderno di Psicoterapia del Bambino e dell’Adolescente (2001) Vol. 15, pp. 11-34.
Freud, S., (1985), Totem e tabù, Bollati Boringhieri, Torino
Freud, S. (2002), L’uomo Mosè e la religione monoteistica, Bollati Boringhieri, Torino

https://www.treccani.it/vocabolario

Winnicott, (1986), Dal luogo delle origini, ed, Cortina, 1990, p. 50.

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