L’uso consapevole dei Social Network

By Aprile 27, 2022 Oltre il lettino

Il social network systems (SNSs) è un servizio informatico online attraverso cui creare una rete sociale virtuale, dove gli utenti possono condividere contenuti di testo, immagini, audio o video e di comunicare fra iscritti. Gli utenti sono sia beneficiari di contenuti ma anche creatori, al punto che la rete sociale virtuale “diventa un iperteso interattivo tramite cui diffondere pensieri, idee, link e contenuti multimediali” (Treccani, 2021). Un uso degli SNSs problematico può essere associato a diverse condizioni negative e patologiche, tra cui: narcisismo (Casale & Banchi, 2020), prestazioni accademiche inferiori (Glass, Li & Pan, 2014), immagine corporea insoddisfacente (Lonergan, Bussey, Mond, Brown, Griffiths, Murray, & Mitchison, 2019), sintomi depressivi e d’ansia (Mundy, Canterford, Moreno‐Betancur, Hoq, Sawyer, Allen & Patton, 2020), solitudine (Ndasauka et al., 2016) e comparazione del ruolo sociale mediante SNSs (Stapleton, Luiz & Chatwin, 2017).
 Una ricerca del Laboratorio di Adolescenza in collaborazione con l’Istituto di ricerca Iard (2021) svolto sugli stili di vita di adolescenti italiani (N = 10.500), di età compresa fra 13 e 19 anni, ha analizzato l’area dell’utilizzo dei social network pre e post pandemia: emerge come l’avvento del Covid 19 abbia portato un incremento del tempo trascorso sui social, concomitante al precoce acquisto di uno smartphone all’adolescente. I ricercatori individuano nell’80% del campione un utilizzo dei social network “più che in passato”, mentre il 45% “molto più che in passato” e il 76,5% sostiene di non spegnere lo smartphone durante la notte: si riscontra sia la necessità dell’adolescente di mantenere un contatto con gli amici sia il continuo incremento di un trend già in crescita pre-pandemia. Gli episodi di cyberbullismo non sono aumentati: secondo il 74% degli adolescenti non ci sono state variazioni, a discapito del 6,4% che segnala un incremento e il 17% che, al contrario, ne sostiene una diminuzione. Questi dati possono spiegarsi nell’assenza dai contesti reali come scuola, sport o incontri e quindi la riduzione del contatto ha tolto la possibilità di avere materiale da caricare online e portarlo a contenuti virali. Un dato che si evidenzia è l’aumento della “precocizzazione” dell’utilizzo dei social network: il 78,1% ha uno smartphone a meno di 11 anni e il 41,8% utilizza gli SNSs, dove TikTok è utilizzato dal 65% del campione, ma il 73,8% è femminile; Instagram raggiunge il 90% di utilizzo e Whatsapp ha un uso quasi totale (98%). Gli autori si domandano: il contenimento ad un uso smodato da parte dei genitori è crollato? Tutti gli SNSs hanno il divieto di accesso per gli under 14 o under 13 o under 12 e, forse prima della pandemia i genitori davano delle regole per un utilizzo congruo, ma oggigiorno la permanenza in rete è stata legittimata, anche dalla DAD, e i genitori potrebbero diventare complici (quanto inconsapevoli?) di un uso spropositato (Laboratorio di Adolescenza & Istituto di ricerca Iard, 2021).
 Una strada percorribile per analizzare approfonditamente la conoscenza degli effetti dell’uso degli SNSs è indicata da Kuss e Griffiths (2017). I ricercatori sosterrebbero l’esistenza di una sottile differenza fra un uso abituale non problematico e un uso eccessivo con una probabile dipendenza dai social network: le persone che nell’uso degli SNSs sperimenterebbero sintomi e conseguenze che, nella clinica, sono relazionate all’abuso di sostanze, quali salienza, oscillazioni dell’umore, sviluppo della tolleranza, ritiro, recidiva e conflitto, potrebbero essere dipendenti dall’uso dei social network. Inoltre, “la paura di perdersi” e la nomofobia sarebbero associati alla dipendenza dai social network, poiché le persone che si preoccuperebbero di non potersi connettere alle loro reti personali svilupperebbero un abitudinario controllo impulsivo che nel tempo porterebbe ad una dipendenza (Kuss & Griffiths, 2017). Approfondendo questa tematica troviamo delle differenze a livello generazionale, dove gli adolescenti sarebbero più a rischio rispetto alla fascia d’età adulta nel produrre una sintomatologia dipendente dagli SNSs, come conseguenza di uso eccessivo dei social network ma i più giovani sperimenterebbero come meno problematico e meno preoccupante questo rischio rispetto agli adulti; ciò potrebbe indicare la pervasività nella quotidianità degli SNSs nelle generazioni attuali di questa popolazione, quasi un “modo di vivere e di essere”, ma contemporaneamente la necessità di differenziare una sintomatologia psicopatologica da un uso smodato ed indicando future direzioni comuni della clinica e della ricerca. Proseguendo su questa linea si evidenziano alcuni punti fondamentali: distinguere fra le attività svolte online (SNSs, gaming, gioco d’azzardo online, etc.) piuttosto che fra i device utilizzati per queste; inoltre “i fattori di rischio associati a un networking sociale problematico devono essere valutati longitudinalmente per fornire un’indicazione più chiara dell’eziologia dello sviluppo e per consentire la progettazione di approcci di prevenzione mirati” (Kuff & Griffiths, 2017, p.12).
 Un’altra recente ricerca (Ünal-Aydın, Faruk Obuća, Aydın & Spada, 2020) ha riscontrato l’importanza delle metacognizioni nel predire un suo problematico degli SNSs, in un campione di 861 adolescenti con un’età media di 16 anni. Gli autori hanno indicato come una meta-preoccupazione positiva sia relazionata all’attivazione di modalità disadattative di coping, quali ruminazione, preoccupazione o sospensione del pensiero, di fronte a trigger angoscianti, siano essi pensieri, emozioni o sensazioni sconvolgenti, i quali possono portare a un’escalation di effetti negativi, ossia un impiego crescente degli SNSs per regolare questi stati cognitivo-affettivi. Preoccupazione o ruminazione riguardanti noia o pensieri di autostima ad esempio attiverebbero trigger di SNSs, diminuendo la linea della tolleranza e conducendo ad un peggioramento degli stati affettivi, aumentando l’astinenza e cedendo ad un utilizzo eccessivo dei social network per placare gli affetti (Ünal-Aydın et al., 2020). Spostando il focus sulla meta-preoccupazione negativa, gli autori intenderebbero come la valutazione e il giudizio della mancanza di controllo del pericolo di stati della mente interni causerebbero conseguenti azioni di coping maladattive per cercare di neutralizzare questi stati interni. La ruminazione, la preoccupazione o la soppressione del pensiero diventerebbero maggiormente assidui, incrementando l’utilizzo di social network per eludere pensieri sofferenti, indici di un disagio psicologico (Ünal-Aydın et al., 2020 ). Nel trattamento di queste difficoltà, prima che si formi una psicopatologia, bisognerebbe attuare attività di prevenzione e promozione sull’utilizzo congruo degli SNSs, come focalizzarsi sul controllo di essi invece che sull’astinenza, sullo stabilire un uso consapevole ed un’attenzione critica dei media (Turkle, 2013), poiché gli SNSs rientrano anche in una serie di contesti integrati ormai imprescindibili per lavoro, organizzazione e comunicazione. Il presidente della Società Psicoanalitica Italiana, Sarantis Thanopulos, ha descritto nel Manifesto del 5 Giugno 2021, “Per gli adolescenti ribellarsi è giusto”, le conseguenze del covid 19:
“La pandemia ha trovato gli adolescenti già in condizioni precarie: essi sono nel periodo cruciale di transizione dall’infanzia alla vita adulta, da un sistema di rappresentazione della realtà a un altro molto diverso. Si trovano con un corpo sessuato che non sanno ancora gestire, alle prese con il mistero erotico del corpo dell’altro sesso che li affascina, ma fa anche paura. Vivono la scuola come autorità oppressiva, ma anche come spazio di pensiero che li emancipa dalle idee dei genitori e come luogo di una loro organizzazione contestatrice, di ribellione ai luoghi comuni della vita. La pandemia li ha colpiti in un momento formativo, quando si sa ciò che si lascia ma non si sa ciò che si trova, e ha imposto loro il lutto di una fase di transizione che è già un periodo di lutto nei confronti della loro infanzia, la fase precedente. Il più importante strumento di elaborazione di lutto degli adolescenti, stretti tra due diverse logiche di vita, di cui quella adulta bisogna costruirla, è l’incoerenza che usano come sperimentazione. Niente è più alieno alla loro esperienza della necessità coercitiva e ordinatrice che vivono come insopportabile prevaricazione. Per gli adolescenti ribellarsi alle restrizioni, piuttosto che interiorizzarle, è giusto. La ribellione può prendere forme che non piacciono a noi adulti. Tuttavia se queste forme ci appaiono imprudenti, controproducenti,  ciò significa solo che non riusciamo in partenza a cogliere il senso della ribellione, a raccogliere sua la sfida, riconoscerla” (Thanopulos, 2021).
Come sosteneva Anna Freud non bisogna patologizzare l’adolescente per principio, o i suoi comportamenti nella quotidianità, ma condurre una ricerca ed una terapia psicoterapeutica di qualità, per individuare un’offerta di trattamento validata e adeguata. Un aiuto si offre nelle riflessioni di Rice, Derish e Hoffman (2018) i quali hanno intervistato degli psicoanalisti di bambini e adolescenti per chiarificare i fattori chiave del loro lavoro, ricercando elementi in comune con altre psicoterapie.

Dr. Emanuele Mensa

Bibliografia
Casale, S., & Banchi, V. (2020). Narcissism and problematic social media use: A systematic literature review. Addictive Behaviors Reports, 100252. doi:10.1016/j.abrep.2020.100252

Glass, R., Li, S., Pan, R., (2014). Personality, problematic social network use and academic performance in China. Journal of Computer Information Systemsœ, 54 (4), 88–96. doi:10.1080/08874417.2014.11645726

Kuss, D., & Griffiths, D. (2017). Social Networking Sites and Addiction: Ten Lessons Learned. International Journal of Environmental Research and Public Health, 14, 311, 12-17. doi: 10.3390/ijerph14030311

Laboratorio Adolescenza & Istituto di ricerca IARD. (2021). Adolescenti un anno dopo. http://www.laboratorioadolescenza.org/

Lonergan, A. R., Bussey, K., Mond, J., Brown, O., Griffiths, S., Murray, S. B., & Mitchison, D. (2019). Me, my selfie, and I: The relationship between editing and posting selfies and body dissatisfaction in men and women. Body Image, 28, 39–43. doi:10.1016/j.bodyim.2018.12.001

Mundy, L. K., Canterford, L., Moreno‐Betancur, M., Hoq, M., Sawyer, S. M., Allen, N. B., & Patton, G. C. (2020). Social networking and symptoms of depression and anxiety in early adolescence. Depression and Anxiety. doi:10.1002/da.23117

Ndasauka, Y., Hou, J., Wang, Y., Yang, L., Yang, Z., Ye, Z., … Zhang, X. (2016). Excessive use of Twitter among college students in the UK: Validation of the Microblog Excessive Use Scale and relationship to social interaction and loneliness. Computers in Human Behavior, 55, 963–971. doi:10.1016/j.chb.2015.10.020

Rice, T., Derish, N., & Hoffman, L. (2018). Child and Adolescent Psychoanalysis as Contemporary Psychotherapy: Insights From a Semistructured Interview of Practitioners. American Journal of Psychotherapy, 71(2), 65–69. doi:10.1176/appi.psychotherapy.20180013

Stapleton, P., Luiz, G., & Chatwin, H. (2017). Generation Validation: The Role of Social Comparison in Use of Instagram Among Emerging Adults. Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking, 20(3), 142–149. doi:10.1089/cyber.2016.0444

Turkle, S. (2013). Alone Together. Why We Expect more from Technology and Less from Each Other. Basic Books: Philadelphia.

Ünal-Aydın, P., Obuća, F., Aydın, O., & Spada, M.M. (2020). The role of metacognitions and emotion recognition in problematic SNS use among adolescents. Journal of affective disorders, 282, 1-8. doi: 10.1016/j.jad.2020.12.103

sitografia
https://www.spiweb.it/stampa/il-manifesto-5-6-21-per-gli-adolescenti-ribellarsi-e-giusto-s-thanopulos/

https://www.treccani.it/enciclopedia/social-network

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